L'Esperanto in breve — Alfabeto e pronuncia

L'alfabeto è di 28 lettere.

a b c ĉ d e f g ĝ h ĥ i j ĵ k l m n o p r s ŝ t u ŭ v z

La fonetica dell'esperanto è regolare. Ogni lettera rappresenta un solo suono e sempre quello. Le vocali (a e i o u) si pronunciano come in italiano, l'accento tonico cade sempre sulla penultima vocale: es. rapida, konstitucio, homoj, baldaŭ, balau, homar'. Le due lettere j e ŭ non sono vocali; sono dette "semivocali" ed equivalgono a i e u italiane nei dittonghi, facendo sillaba con la vocale che precede o che segue. Le consonanti si pronunciano come in italiano, tranne le seguenti: c = z sorda italiana (pazzo), ĉ = c dolce (baci), g = g dura (mago, ghiro), ĝ = g dolce (gelato), h = h aspirata tedesca (Haus) o inglese (home), ĥ = ch gutturale tedesca (Bach) o j spagnola (Julio), ĵ = j francese (jour); s = s sorda (sasso), ŝ = sc(i) (scena); z = s sonora (rosa).

La struttura delle parole

La struttura delle parole in esperanto, pur apparentemente simile a quella delle lingue europee di tipo "flessivo", in realtà si avvicina in parte a quella delle lingue di tipo "agglutinante".

Cioè i prefissi e i suffissi hanno un significato preciso, che conservano anche se usati come parole a sé. Un esempio: in italiano diciamo "oliera", "saliera", "insalatiera", "zuccheriera", tutte parole che indicano recipienti destinati a un determinato contenuto; le parole corrispondenti in esperanto sono: ole-uj-o (oleujo), sal-uj-o (salujo), bsalat-uj-o (salatujo), suker-uj-o (sukerujo), dove il suffisso -uj- indica appunto "recipiente". In esperanto possiamo però dire anche granda ujo = un grande recipiente (mentre in italiano non possiamo dire: una grande "iera"!). Lo stesso suffisso "iera" si trova in italiano anche con significati del tutto differenti (es.: parrucchiera, tastiera), mentre in esperanto il significato dei suffissi e dei prefissi è chiaramente definito.

Elementi di Grammatica

L'articolo determinativo è unico: la. L'articolo indeterminativo non esiste. Davanti agli aggettivi possessivi e ai nomi propri l'articolo non si mette mai. Es.: la domo la casa; bela domo una bella casa; mia domo la mia casa; sinjoro Rossi il signor Rossi; la ĝentila sinjorino Rossi la gentile signora Rossi.

Sostantivi, aggettivi, avverbi. Tutti i sostantivi hanno la desinenza -o (patro padre, patrino madre, infano bambino, ĉevalo cavallo, floro fiore). Gli aggettivi hanno la desinenza -a (bona buono, infana infantile, patra paterno, patrina materno, ĉevala equino). Il plurale dei sostantivi, degli aggettivi e dei pronomi si ottiene aggiungendo la desinenza -j: bonaj patroj buoni padri, belaj knabinoj belle ragazze, grandaj domoj grandi case, tiuj homoj quelle persone (attenzione: l'aggiunta della semivocale j del plurale non sposta l'accento tonico e perciò si pronuncia: bònai pàtroi, gràndai dòmoi).

Il comparativo si fa con pli (più) o malpli (meno) … ol: Karlo estas pli diligenta ol Paŭlo Carlo è più diligente di Paolo. Il superlativo relativo si fa con plej (il più) o malplej (il meno): en la tuta grupo li estas la plej aktiva in tutto il gruppo egli è il più attivo; il superlativo assoluto si forma con tre (assai): via fianĉino estas tre bela la tua fidanzata è bellissima (= molto bella). Gli avverbi derivati hanno la desinenza -e: bone bene, patre paternamente, rapide rapidamente, dome in casa, senpage gratis. Quando un aggettivo si riferisce a un'intera proposizione oppure a un verbo impersonale, prende la forma dell'avverbio: estas necese, ke vi venu è necessario che tu venga; estas konsilinde, frumatene forveturi è consigliabile partire di buon mattino; estas tre varme hodiaŭ fa molto caldo oggi. Se l'avverbio indica un moto a luogo, prende la finale -n (vedi accusativo).

Numerali. 1 unu, 2 du, 3 tri, 4 kvar, 5 kvin, 6 ses, 7 sep, 8 ok, 9 naŭ, 10 dek, 11 dek unu, 12 dek du, 20 dudek, 30 tridek, 100 cent, 200 ducent, 400 kvarcent, 354 tricent kvindek kvar, 1000 mil, 1983 mil naŭcent okdek tri, 2004 dumil kvar.

Gli mordinali si formano aggiungendo la finale -a: unua primo, dua secondo, tria terzo, deka decimo ecc.; possono avere la forma avverbiale: unue in primo luogo, due in secondo luogo ecc. I numeri si possono sostantivare: unuo unità ( monunuo unità monetaria), duo paio, coppia, deko decina, dekduo dozzina ecc. Col suffisso -obl- si formano i multipli: duobla doppio, la duobloil doppio; trioble tre volte tanto, per tre. Col suffisso -on- si formano i frazionari: duona mezzo, duono metà, du trionoj due terzi, kvin centonoj cinque centesimi ecc. Il suffisso -op- indica raggruppamento: duope a due a due, triope a tre a tre, kvaropoquartetto ecc.

Pronomi personali. Mi io, me; vi tu, te, voi; li egli, lui (maschile); ŝi ella, lei (femminile); ĝi esso (neutro, riferito a cose o animali o anche a bambino di sesso non precisato); ni noi; ili essi, esse, loro; si sé (riflessivo, riferito al soggetto della frase): oni pronome impersonale (come "on" francese e "man" tedesco): oni diras si dice. Con l'aggiunta di -a si formano gli aggettivi (e pronomi) possessivi: mia, via, lia, ŝia, ĝia, nia, ilia, sia. Esiste anche il pronome ci tu (e l'aggettivo cia tuo), ma non si usa quasi mai; in esperanto si dà sempre del "voi" (vi, che equivale all'inglese you).

Verbi. I verbi non variano secondo le persone e il numero. All'infinito terminano con -i; al presente indicativo con -as, al passato con -is, al futuro con -os, al condizionale con -us, al volitivo (corrispondente al nostro imperativo e al congiuntivo usato per esprimere un desiderio o un ordine) con -u. Il soggetto non può mai essere sottinteso, tranne che nella seconda persona dell'imperativo e nei verbi impersonali. Es.: paroli parlare; mi parolas parlo; ili parolis parlavano, hanno parlato, parlarono; vi parolos parlerai, parlerete; parolu! parla!, parlate!; estas necese, ke ili parolu klare è necessario che essi parlino chiaramente; se la Eŭropanoj parolus Esperante, ili povus facile kompreni sin reciproke se gli Europei parlassero esperanto, potrebbero facilmente comprendersi a vicenda; pluvas piove; mi opinias, ke baldaŭ neĝos credo che presto nevicherà; estas malvarme fa freddo.

Vi sono poi sei terminazioni per le varie forme di participio: tre attive, -ant- (presente), -int- (passato), -ont- (futuro), e tre passive, -at- (presente), -it- (passato), -ot- (futuro). Queste terminazioni possono assumere le forme dell'aggettivo, del sostantivo e dell'avverbio (gerundio). La forma sostantivata (in -o) significa, per convenzione, una persona oppure un oggetto personificato. Es.: mi estas parolanta (alla lettera: io sono parlante) sto parlando; la parolanto l'oratore (= colui che sta parlando); legante oni lernas leggendo s'impara; la trajno estas ĵus alveninta il treno è appena arrivato; la kunvenintoj longe diskutis i convenuti discussero a lungo; alveninte en Romon, li tuj telefonis al mi giunto a Roma, egli mi telefonò subito; li estis forveturonta egli stava per partire; mortantomorente; mortinto morto; mortonto morituro; tiu gazeto estas legata de multaj personoj quel giornale è letto da molte persone; nia laboro estas finita il nostro lavoro è finito; granda novaĵo estas anoncotaÄmaa una grande novità sta per essere annunciata; la delegitoj i delegati; la amato l'amato; la amatino l'amata.

L'accusativo si forma aggiungendo -n ai nomi, agli aggettivi e ai pronomi. Es.: la knabo manĝas pomon il ragazzo mangia una mela; pomojn mi aĉetis, ne pirojn mele ho comprato, non pere; li amas ŝin, sed ŝi lin ne amas egli ama lei, ma lei non lo ama; kion vi faras? cosa fai?; mi legis interesajn librojn ho letto dei libri interessanti; la filmo, kiun mi vidis, estas tre bona il film che ho visto è ottimo; mi kombas min io mi pettino; ŝi kombis sin ella si pettinava; vestu vin vèstiti!; ne ĝenu min! non mi seccare!; amu vin unu la alian amatevi l'un l'altro.

L'accusativo non si mette nelle parole che formano un predicato dell'oggetto: mi trovis vian artikolon tre interesa ho trovato il tuo articolo molto interessante (qui il verbo in realtà è "trovare interessante" = trovi interesa); invece: mi trovis en la revuo interesan artikolon ho trovato nella rivista un interessante articolo.

L'accusativo può essere usato anche per indicare la direzione di un moto, senza preposizione oppure dopo una preposizione che di per sé non indica moto: li flugis Parizon è andato in volo a Parigi (ma li flugis al Parizo, perché la preposizione al indica già moto a luogo); li eniris en la ĉambron egli entrò nella stanza; la kato saltis sur la tablon il gatto saltò sul tavolo. La finale -n può essere messa anche dopo avverbi di luogo, per indicare il moto a luogo: kie vi loĝas? dove abiti?; kien vi iras? dove vai?; mi restos hejme resterò a casa; ŝi revenis hejmen ella tornò a casa; li forveturos eksterlanden egli partirà per l'estero; venu ĉi tien! vieni qui!

L'accusativo, senza preposizione, può indicare anche un tempo, un costo, una misura; la unuan de januaro komenciĝas la nova jaro il primo di gennaio comincia l'anno nuovo; mi atendis du horojn ho aspettato due ore; la gazeto kostas naŭdek centimojn il giornale costa novanta centesimi; la vojo estas tridek kilometrojn longa la strada è lunga trenta chilometri.

Parole composte. Si formano come in tedesco, cioè la parola principale, determinata, sta alla fine: da skrib-i (scrivere) e maŝin-o (macchina) si ha skrib-maŝin-o (skribmaŝino macchina da scrivere); così kudromaŝino macchina per cucire. Di solito della parola premessa si usa solo la radice, ma a volte per motivi di eufonia o di chiarezza si mette anche la terminazione grammaticale: lit-tuk-o ( littuko lenzuolo), naz-tuk-o (naztuko fazzoletto), tabl-o-tuk-o (tablotuko tovaglia); unu-a-rang-a (unuaranga di prim'ordine).

Frasi interrogative. Una frase interrogativa, diretta o indiretta, deve sempre cominciare con una parola interrogativa, cioè con una correlativa della serie ki- (vedi Tabella delle parole correlative) oppure con la parola ĉu (forse che?). Es.: kiam vi venos? quando verrai?; diru al mi, kiam vi venos dimmi quando verrai; kiu venos? chi verrà?; kial vi silentas? perché taci?; klarigu al ni, kial vi faris tion spiegateci perché avete fatto ciò; kiom ĝi kostas? quanto costa?; kio estas tio? cos'è questo?; kion li diris? cosa ha detto?; ĉu vi venos al la kongreso? verrete al congresso?; ĉu vi parolas Esperante? parlate esperanto?; mi deziras scii, ĉu vi venos al la kongreso desidero sapere se verrete al congresso. Si noti che quando ĉu introduce un'interrogazione indiretta, corrisponde all'italiano se.

Apostrofo. In alcuni casi, per lo più in poesia, si può usare l'apostrofo come segno di elisione di una vocale:

– L'articolo la può diventare l' specialmente davanti a preposizioni terminanti in vocale, con le quali si unisce nella pronuncia: de la = de l', je la = je l', tra la = tra l'.

– Nei sostantivi l'apostrofo può sostituire la -o finale: koro = kor', popolo = popol', homaro = homar', lando = land', ecc. Si noti che l'elisione non sposta l'accento tonico, perciò si pronuncerà popòl', homàr'; questo consente di potere avere in poesia parole con l'accento sull'ultima sillaba.

Parole correlative. Si tratta di una tabella di 45 parole (korelativaj vortoj, tabelvortoj) costruite dalla combinazione di cinque elementi iniziali (i-, ki-, ti-, ĉi-, neni-) con nove elementi finali (-u, -o, -a, -es, -al, -am, -e, -el, -om).

Tabella delle parole correlative

 -U-O-A-ES-AL-AM-E-EL-OM
 personacosaqualitàpossessocausatempoluogomodoquantità
I-IUIOIAIESIALIAMIEIELIOM
indefinitiqualche, qualcunoqualcosaun certodi qualcunoper qualche causaun tempoda qualche partein qualche modoun po'
KI-KIUKIOKIAKIESKIALKIAMKIEKIELKIOM
interrog., relativichi?
il quale
che cosa?
la qual cosa
quale?di chi?
del quale
perché?quandodovecomequanto
TI-TIUTIOTIATIESTIALTIAMTIETIELTIOM
dimostr.quellociòtaledi quelloperciòalloracosìtanto
ĈI-ĈIUĈIOĈIAĈIESĈIALĈIAMĈIEĈIELĈIOM
collett.ogni,
ognuno
ogni cosa, tuttod'ogni sortadi tuttiper ogni motivosempreovunquein ogni modoin ogni quantità
NENI-NENIUNENIONENIANENIESNENIALNENIAMNENIENENIELNENIOM
negat.nessunonulladi nessuna sortadi nessunoper nessun motivomaiin nessun luogoin nessun modoin nessuna misura

Preposizioni:

al a, verso: donu al mi tiun libron= dammi quel libro; li venos al Romo = egli verrà a Roma;
anstataŭ invece di;
antaŭ davanti, prima di;
apud presso, vicino a;
ĉe presso, in casa di;
ĉirkaŭ attorno a;
da di (misura) glaso da vino = un bicchiere di vino, kilogramo da pano = un chilo di pane; multe da homoj = molte persone;
de di (specificazione), da (provenienza);
dum durante, mentre;
ekster fuori di;
el da (provenienza dall'interno);
en in;
ĝis fino a;
inter tra, fra;
je preposizione indefinita: es. je la 3a (horo) = alle tre, je via sano! = alla tua salute!;
kontraŭ contro;
krom eccetto;
kun con, insieme a (compagnia);
laŭ secondo, in accordo con;
malantaŭ dietro;
per con, per mezzo di;
por per, a favore di;
post dopo;
preter oltre;
pri su, di (argomento);
pro per, a causa di;
sen senza;
sub sotto;
super sopra;
sur su;
tra tra, attraverso;
trans al di là di.

Prefissi (anche alcune preposizioni possono essere usate come prefissi)

bo- parentela per matrimonio: patro(padre), bopatro (suocero), bopatrino (suocera)
dis- separazione, dispersione: sendi (mandare), dissendi (diffondere); doni (dare) disdoni (distribuire)
ek- inizio, azione improvvisa: ekvidi (scorgere), eklabori (cominciare a lavorare), sidi (stare seduto), eksidi (mettersi a sedere), ekiri (incamminarsi)
eks- ex: eksministro (ex ministro)
fi- disprezzo morale: fihomo (persona ignobile), fivorto (parolaccia)
ge- ambedue i sessi: gepatroj (genitori); gefianĉoj (coppia di fidanzati)
mal- contrario: malbona (cattivo), malbela (brutto), malutila (nocivo), malami (odiare), la malo (il contrario)
mis- sbagliato: miskompreno (equivoco)
pra- primitivo, antico, remoto: prahomo (uomo preistorico), praarbaro (foresta vergine)
re- ripetizione, ritorno: refari (rifare); reveni (tornare); rekonstrui (ricostruire)
retro- direzione inversa: retroiri (retrocedere)
vic- vice: vic-prezidanto (vice-presidente)

Suffissi

-aĉ- peggiorativo: ridaĉi (sghignazzare), domaĉo (catapecchia)
-ad- azione, azione prolungata: parolado (discorso), pafi (sparare) pafado (sparatoria)
-aĵ- cosa concreta: novaĵo (novità), la antikvaĵoj de la urbo (le antichità della città); infanaĵo (bambinata)
-an- membro di un gruppo, abitante, seguace: asociano, Amerikano, kristano
-ar- insieme, gruppo: arbo (albero), arbaro (foresta); homaro (umanità); vorto (vocabolo), vortaro (vocabolario)
-ebl- possibilità passiva: farebla (fattibile), trinkebla (potabile), videbla (visibile), manĝebla (commestibile)
-ec- qualità astratta: boneco (bontà), beleco (bellezza), senlaboreco (disoccupazione)
-eg- accrescitivo: grandega (enorme), belega (magnifico), pordego (portone, porta di una città)
-ej- luogo, locale: lerni (imparare) lernejo (scuola); preĝi (pregare) preĝejo Ä(chiesa); greno (grano) grenejo (granaio)
-em- tendenza, voglia: laborema (laborioso), timema (pauroso), dormema (assonnato)
-end- che deve essere fatto: farenda (da farsi), pagenda (che deve essere pagato)
-er- particella: fajro (fuoco) fajrero (scintilla); sablero (granello di sabbia); panero (briciola di pane)
-estr- capo, dirigente: urbo (città) urbestro (sindaco); ŝipo (nave) ŝipestro (capitano di nave)
-et- diminutivo: dometo (casetta), beleta (carino, grazioso), rideti (sorridere)
-id- piccolo, figlio, discendente, cucciolo: reĝido (principe ereditario), hundido (cucciolo di cane), Izraelido (Israelita)
-ig- fare, rendere, far sì: varma (caldo) varmigi (scaldare); venigi (far venire); konigi (far conoscere); pacigi (pacificare); enlitigi (mettere a letto); ruinigi (mandare in rovina); mortigi (uccidere)
-iĝ- diventare: saniĝi (guarire, diventare sano), malvarmiĝi (raffreddarsi, diventare freddo), paliĝi (impallidire), endormiĝi (addormentarsi, sprofondare nel sonno), vekiĝi (svegliarsi), moviĝi (muoversi)
-il- strumento: tranĉi (tagliare) tranĉilo (coltello); kudri (cucire) kudrilo (ago); veturi (muoversi con un veicolo) veturilo (veicolo); ŝlosi (chiudere, serrare) ŝlosilo (chiave)
-in- femminile: viro (uomo, maschio) virino (donna), knabo (ragazzo) knabino (ragazza); filo (figlio) filino (figlia); kokino (gallina); hundino (cagna); reĝino (regina); doktorino (dottoressa); instruistino (insegnante donna)
-ind- degno di: laŭdinda (lodevole); kredinda (credibile); estiminda (stimabile); aminda (amabile)
-ing- guaina, fodero: glavo (spada) glavingo (fodero); fingro (dito) fingringo (ditale); kandelingo (candeliere); piedingo (staffa)
-ism- teoria, dottrina, sistema: kristanismo (cristianesimo); kapitalismo (capitalismo); socialismo (socialismo)
-ist- professione, mestiere: ŝuo (scarpa) ŝuisto calzolaio); instrui (insegnare) instruisto (insegnante, maestro); vendisto (venditore); komercisto (commerciante)
-iz- munire, fornire, applicare: orizi (dorare), kanalizi (canalizzare)
-on- frazione: duono (metà); du trionoj (due terzi); tri kvaronoj (tre quarti)
-op- numerale collettivo: duopo (coppia), triopo (gruppo di tre), marŝi kvarope (marciare per quattro), unuopulo (un singolo)
-uj- contenitore: mono (denaro) monujo (portafogli); cindro (cenere) cindrujo (portacenere); salujo (saliera) - paese, regione: Italujo (Italia)
-ul- individuo, persona: belulino (una bella), riĉulo (un ricco), saĝulo (un saggio), senlaborulo (disoccupato)
-um- suffisso generico, senza un preciso significato: somero (estate) somerumi (passare l'estate, in villeggatura); malvarmo (freddo) malvarmumo (raffreddore); pendi (pendere) pendumi (impiccare); plena (pieno) plenumi (adempiere, compire)


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