Cosa pensate delle lingue in Europa?

Lo chiede Leonard Orban, Commissario europeo per il Multilinguismo
in http://forums.ec.europa.eu/multilingualism/

Signor Commissario, La ringrazio per aver invitato dei semplici cittadini ad esprimere il proprio parere. Lo ritengo un simpatico segno di rispetto per l' "uomo della strada".

Il problema delle lingue in Europa è caratterizzato dalla tensione tra due bisogni in apparenza contraddittori: il bisogno di comunicare in modo efficace ed il bisogno di rispettare uguaglianza ed anche identità di ognuno. Avvalersi dell'inglese non è democratico, anzi porta la maggior parte degli Europei all'afasia. Osservi la comunicazione tra due cittadini Europei, di lingua non germanica, sulla trentina o quarantina e che abbiano studiato l'inglese per sei o sette anni durante l'iter scolastico. Vi reperirà tutti i sintomi dell'afasia: frasi spezzettate, costante ricerca della parola voluta, necessità di numerose ripetizioni per poter capire, pronuncia bloccata o disturbata di alcuni fonemi, ecc. Quanto all' investimento necessario in tempo e fatica, il risultato è piuttosto deludente e riconducibile alla non adattabilità dell'inglese alle esigenze della comunicazione interculturale. Prova oggettiva ne è che un investimento 10 volte minore dà un esito decisamente migliore, laddove la lingua di comunicazione venga scelta con più discernimento.

Non solo avvalersi dell'inglese non è democratico, ma nel modo stesso di presentare il problema alle popolazioni si annida un drammatico deficit di democrazia. Per la gente è più comodo lasciarsi ingannare piuttosto che dover affrontare la realtà e rendersi conto di essere stati presi in giro. Inoltre la tendenza a scambiare i propri desideri con la realtà è complice dell'inganno. I principali inganni sono i seguenti:

  1. Viene fatto credere ai non anglofoni che sia possibile imparare bene l'inglese. Questo è vero solo per una limitata percentuale di coloro che parlano una lingua germanica o per coloro che hanno i mezzi di frequentare per 4 o 5 anni una università di lingua inglese, anche se una disuguaglianza tra anglofoni e non anglofoni permane comunque. Inganno.

  2. Viene fatto credere che sia possibile imparare bene l'inglese attraverso l'insegnamento scolastico. La maggior parte dei giovani immagina che alla fine dei corsi sarà in grado di padroneggiare bene l'inglese. Inganno. Da una ricerca condotta ad Hannover su 3700 studenti con 8 – 10 anni d'inglese alle spalle, emerge che solo l'1% è stato classificato nella categoria "ottimo" e il 4% nella categoria "buono", in base alle percentuali di successo riferite al test di lingua. (Oltretutto questi ragazzi si illudevano sulle proprie capacità, ritenendosi il 34% di livello "ottimo" ed il 38% di livello "buono").

  3. Viene fatto credere che una volta imparato l'inglese sia possibile comunicare ovunque nel mondo. Inganno. Nell'Europa continentale oltre il 90% della popolazione non è in grado di capire un brano di inglese corrente. Provi in Polonia o in Francia ad esprimersi in inglese con persone incontrate per strada e si accorgerà di essere stato ingannato sull'universalità dell'inglese.

  4. Viene fatto credere che lo status dell'inglese come unica lingua globale sia definitivo, che la cosa sia ineluttabile e che pertanto sarebbe assurda la proposta di passare ad altro sistema, fosse anche a termine. Inganno: La storia insegna che un simile giudizio ha buone probabilità di essere smentito più che di essere convalidato. Nessuno conosce il futuro. Presentare una congettura come un dato di fatto significa ingannare il prossimo.

  5. Per molti versi la fonetica dell'inglese ne fa una lingua particolare, più difficile da pronunciare di gran parte delle altre lingue per la maggioranza della popolazione. Ma questo viene taciuto. Inganno. Si evita di dire che i tanti suoni vocalici dell'inglese (24) e la presenza di suoni come il (th) sono una fonte costante di malintesi o di pronuncie ridicole (sentire e riprodurre la differenza tra fourteen, fourty, thirteen, thirty, oppure tra soaks, socks, sucks, sacks, sex, six, seeks, ecc., è fuori portata per la maggior parte dei non anglofoni.)

  6. Per acquisire la padronanza lessicale dell' inglese occorre una fatica doppia rispetto a quella necessaria per un'altra lingua, ma anche questo viene taciuto: inganno. In quasi tutte le lingue si riscontra un collegamento formale che agevola la memorizzazione di nozioni connesse: si fa derivare lunare da luna, dentista da dente, disarmo da arma. In inglese invece occorre ogni volta imparare due parole diverse: moon / lunar, tooth / dentist, weapon / disarmament. Inoltre non si ha una buona padronanza dell'inglese se non si conoscono migliaia di doppioni del tipo buy / purchase, read / peruse, freedom / liberty, threat / menace, ecc. La maggior parte delle lingue funziona benissimo senza un simile ingombro lessicale.

  7. Viene fatto credere che l'inglese sia una lingua precisa quanto la maggior parte delle altre lingue. Inganno. L'inglese è decisamente più approssimativo, per via dei pochi riferimenti grammaticali e dei campi semantici spesso troppo vasti, come ad esempio:

    1. Develop an industry può significare tanto "creare una industria" quanto "sviluppare una industria già esistente".

    2. Bush warned against attacking Iran può significare "Bush ha consigliato di non attaccare l'Iran" oppure "Bush (è) messo in guardia (da qualcun altro) contro l'idea di attaccare l'Iran".

    3. Una interprete di mia conoscenza ha iniziato col tradurre Iraqis today have no power con "gli iracheni non hanno potere", laddove il successivo svolgimento del discorso indicava che si sarebbe dovuto tradurre con "In Irak oggi non c'è corrente elettrica".

    4. English teacher può riferirsi correttamente sia ad un professore di inglese che insegni la matematica che ad un professore ungherese che insegni l'inglese.


    Potrei moltiplicare gli esempi, ma questi quattro sono sufficienti. Ho lavorato con parecchie lingue e nessuna è così ambigua. Ciò è particolarmente deplorevole, specie per i testi giuridici e scientifici.

  8. Si fa credere che l'esperanto è un passatempo, una cosa da dilettanti, una utopia che non funziona. Inganno. Se lo paragoniamo, nella pratica, ad altri linguaggi internazionali, cioè ad una buona conoscenza dell' inglese, al broken English, all' interpretazione simultanea o consecutiva, alla mimica o al linguaggio maccheronico, ecc. ci si rende conto della sua superiorità. Infatti con l'esperanto non si è costretti ad investire un solo centesimo nella comunicazione linguistica ed essendo l'impegno decisamente minore (sei mesi di studio dell'esperanto danno una capacità di comunicazione che in un'altra lingua, inglese compreso, non viene raggiunta nemmeno dopo sei anni), il rapporto costo-efficacia risulta senz'altro più favorevole rispetto ad altri sistemi (vedi Claude Piron, "Communication linguistique: Étude comparative faite sur le terrain", Language Problems & Language Planning, vol. 26, 1, 23-50, in italiano: http://claudepiron.free.fr/articlesenitalien/studio.htm .

  9. Viene fatto credere che l'inglese sia l'unica risposta alla sfida della diversità linguistica e che i costi che ne scaturiscono siano trascurabili e non riducibili. Inganno. La sostituzione dell'inglese con l'esperanto porterebbe ad una apprezzabile riduzione dei costi sia nell'insegnamento che nelle relazioni internazionali. L'economista François Grin ha calcolato che se l'Europa adottasse l'esperanto, risparmierebbe annualmente 25 miliardi di euro.

  10. Viene fatto credere che il monopolio quasi totale dell'inglese nell'insegnamento sarebbe un vantaggio e non un inconveniente. Si evita di dire – Inganno – che la sua sostituzione con l'esperanto consentirebbe di dedicare ad altri idiomi centinaia di ore di lezione, rendendo in tal modo possibile una effettiva diversificazione nell'insegnamento delle lingue. La scuola tornerebbe a rispecchiare la diversità culturale invece di essere costretta a influenzare gli studenti con un' unica cultura presentata di fatto come superiore alle altre.

Insomma, l'organizzazione linguistica dell'Europa e del mondo in generale si regge su una impressionante serie di inganni, reiterati da un discorso all'altro, da un articolo all'altro, sia perché i propagatori delle falsità sono in malafede, sia – ed è sicuramente il caso più frequente — perché ripetono quanto viene detto senza curarsi di verificare i fatti e di pensare alle conseguenze del loro atteggiamento.

Signor Commissario, Lei conta di fare qualcosa e conta di fare qualcosa la Commissione per ristabilire la verità e consentire agli Europei di scegliere un regime linguistico in piena consapevolezza?

Ci auguriamo di sì, perché se si continuerà sulla via dell'inerzia, capiremo che la democrazia non avrà più nulla da aspettarsi dalle istituzioni europee. Infatti qualsiasi inganno, anche se divulgato in buona fede, apre la porta alle derive antidemocratiche.

Claude Piron